domenica 19 agosto 2007

L’uomo che sceglie i fiori del Papa


L’uomo che sceglie i fiori del Papa

di Paolo Mosca

POSSO chiamarla “l’uomo dei fiori del Papa?”.

Per Elio Cortellessa, 62 anni, molisano, è un grande complimento. Da 35 anni sovrintende i giardini vaticani: coordina l’allestimento degli addobbi floreali delle cerimonie in piazza San Pietro, nella Basilica, nell’aula Paolo VI. “Avevo 16 anni quando lasciai il mio paese di Pozzilli: papà faceva la guardia forestale. Per anni, lui e mamma Rosa, mi avevano addormentato la sera raccontandomi favole di piante, fiori e primavere. Andai al nord, a Minoprio, sul lago di Como, a studiare per 5 anni giardinaggio e floricoltura”.

Ma come ha fatto la provvidenza a farla arrivare a Roma, a capo dei giardini vaticani?

“Alla mostra floreale di Verona ho incontrato il dottor Ponti per caso: era un dirigente del Vaticano che stava cercando un nuovo direttore proprio per i giardini. Bene, dopo un mese ero qui a Roma. Non credevo ai miei occhi in mezzo a quei 22 ettari di verde. Sembrava una delle favole di mio padre”.

E come regalo di nozze, lei e sua moglie Celeste, andate a vivere in una casetta nel centro dei giardini, a pochi metri dalla cupola di San Pietro.

“Ci siamo sposati ad Ottati, vicino Salerno. Avevamo già fede, ma nella casetta sono nati due fiori miracolosi, Antonio e Arianna”.

Il Papa, una volta al giorno, al tramonto, viene a passeggiare sfiorando la vostra casa.

“Passa un po’ più in alto, nella zona boschiva. La chiamano la passeggiata ombrosa. Lassù, tra 60 fontane e 12000 piante, c’è una riproduzione fedele della grotta di Lourdes. La Madonna, e un altare raro che la città miracolosa ha regalato a Giovanni XXIII. Là tutti i Papi, sull’esempio di Pio XII, si fermano a pregare”.

Ad ogni Papa che viene eletto, i giardini dedicano un grande stemma di fiori: ce li descrive?

“La struttura esterna, con le chiavi di San Pietro resta intatta. Cambia il tema floreale all’interno. Lo stemma di Paolo VI aveva le torri e un castello. Quello di Giovanni Paolo I, purtroppo, non facemmo in tempo ad allestirlo. Per Giovanni Paolo II una grande M di Maria e una croce. E oggi c’è lo stemma di Papa Ratzinger: con l’orso, la conchiglia e il moro”.

Per lei lavorano 32 persone. Da dove arrivano i fiori per le grandi cerimonie?

“Dal giovedì santo fino al martedì dopo Pasqua, ci arrivano dall’Olanda. Tulipani, giacinti, iris, azalee. La Domenica delle Palme, addobbiamo basilica e piazza con olivi secolari, palme che arrivano dalla Puglia. A Natale, con i fiori di Sanremo coloriamo le colonne del Bernini, e la parte bassa dell’altare della Confessione: stelle bianche e rosse, agrifogli, pungitopo”.

Ma quale è stato il miracolo della sua vita?

“Me lo ripete sempre mamma Rosa, che oggi ha 88 anni, ma una testa lucidissima: il Signore ti ha fatto un miracolo, perché dal Molise ti ha trasportato quasi in cielo”.

Con che fiori avete addobbato le beatificazioni di padre Pio e di madre Teresa?

“Per lui 12000 rose, gladioli, piante verdi aromatiche della Puglia, 350 felci, timo e spezie pensando ai suoi profumi miracolosi. Per madre Teresa rose bianche e San Carlino: un crisantemo in miniatura, candido come la sua purezza”.

Non è mai apparso in televisione?

“Io appaio ogni sera davanti a mia moglie, a tavola, con un piatto di lasagne cucinate con amore”.

© Copyright Il Messaggero (Roma), 19 agosto 2007

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