mercoledì 21 maggio 2008

Il giallo delle mele di Papa Ratzinger


Il giallo delle mele di Papa Ratzinger

di Paolo Mosca

DIETRO il bancone c’è una fotografia in bianco e nero: ritrae un bambino di tre anni che sta seduto su una cassetta di mele, in un frutto un cartello: 150 lire al chilo. “Quel bambino”, oggi è l’anima dell’Antica Frutteria di Borgo, in vicolo d’Orfeo, una traversa di Borgo Pio: si chiama Enrico Carocci, 56 anni, parla di mele e pesche come fossero gioielli. «Vado all’alba al mercato a scegliere i frutti uno per uno. Lo faccio da sempre, e non sono ancora stanco». Anni fa, prima del grigio sui capelli, lo chiamavano “il biondo”; oggi lo chiamano tutti “baffetto”. Ha lasciato gli studi per la frutta? «Dopo la terza media, sono venuto qui a dare una mano a papà Armando e mamma Marcella. Il negozio, aperto dagli anni Cinquanta, era un andirivieni di gente del Borgo, turisti, vescovi e monsignori. Mamma inventava vetrine di frutta in mezzo a fiori freschi, e oggi queste creazioni le fa mia moglie Franca. Pensi che l’altro giorno è passato di qui Renzo Arbore che si è complimentato per l’allegria della vetrina, e poi ha comprato due limoni di Amalfi». Fu suo padre Armando che venne contattato dal Vaticano? «Certo. Ma a portare la frutta dentro quei palazzi benedetti ero io, col motorino di papà, un Beghelli 50 senza targa: niente casco, entravo in Vaticano dalla parte sinistra di piazza San Pietro, da dove oggi esce la Papamobile». Che cosa provava ad entrare in quei luoghi santi? «Mi sembrava ogni volta di fare la prima Comunione. Era un sogno. Sentivo che là dentro qualcuno mi proteggeva dal cielo. E così è stato. Proprio qui in Borgo Pio, sul motorino, sono stato investito da una Seicento. Al volante c’era una suora. Oggi dico che è stato un miracolo. Il motorino di papà è andato a pezzi, e io mi sono ritrovato in piedi sull’asfato, illeso. La suora mi tastava le gambe, le braccia, la testa: stai bene?, mi continuava a chiedere. E io pensavo a papà, che forse mi avrebbe dato un paio di ceffoni perché gli avevo rotto il motorino. Invece lui e mamma, felici perché stavo bene, mi riempirono di baci». Passano gli anni. Lei cambia il motorino con una Vespa, ma continua a fare su e giù con il Vaticano. «Certo, grazie alla sorella del cardinale Giovanni Battista Re. Andavo su al Belvedere, a portare la frutta preferita da Sua Eminenza: meloni, pesche e ciliegie. Per ringraziarmi, la sorella mi portava a vedere i Giardini Vaticani. Una volta anche la Cappella Sistina. Re ama i frutti estivi: diventavamo matti per offrirgli ogni tipo di pesca. Ce ne sono venti: bianca, gialla, vellutata… ma lui preferiva le pesche noci. Un giorno la sorella mi disse: ‘Oggi porta su la frutta più dolce che hai, credo che l’assaggerà anche Sua Santità Giovanni Paolo II’. Il cardinale, infatti, era molto legato al Papa, e mangiavano spesso insieme». Nel 2008, qui a Borgo Pio, ci sono soltanto due negozi di frutta, il suo e quello del signor Mario. C’è un giallo che appassiona il Borgo. In quale dei due negozi Papa Ratzinger manda a comprare le mele per i suoi strudel?
«Io l’ho visto tante volte Benedetto XVI quando era cardinale e abitava in piazza della Città Leonina. Lo incontravo quando portavo in quella casa la frutta a monsignor Travia. Mi sorrideva sempre con dolcezza. Credo che questo Papa sia così buono che manderà a prendere le mele un po’ da me e un po’ da Mario».

© Copyright Il Messaggero, 18 maggio 2008

Squadra di fedelissimi artigiani per il Papa: dal rasoio a tre testine cercato in mezza Europa dal suo elettricista, alle scarpe 'graffiate'


E poi c'è l'orologiaio che però al 'Pontefice' ha cambiato un solo cinturino

Squadra di fedelissimi artigiani per il Papa: "Così cerchiamo di accontentarlo"

Dal rasoio a tre testine cercato in mezza Europa dal suo elettricista, alle scarpe 'graffiate' riparate dal ciabattino extracomunitario

Città del Vaticano, 18 mag. - (Adnkronos)

Anche il Papa non rinuncia a qualche piccolo vezzo. E così può capitare che, pur di accontentarlo, si cerchi in mezza Europa anche un semplice rasoio.

E' capitato allo storico elettricista del Pontefice, Angelo Mosca, che ha montato lampadine e fatto riparazioni di ogni tipo per Joseph Ratzinger quando era cardinale. E che anche ora affianca in qualche lavoretto gli operai della Fabbrica di San Pietro.

"Non molto tempo fa - racconta Mosca - il Papa cercava un rasoio a tre testine anti taglio. Un modello però fuori produzione da diversi anni". Ebbene, il fedele artigiano, come riferisce, non volendo fare cadere nel vuoto il desiderio del Pontefice, ha sguinzagliato collaboratori in mezza Europa, "e, alla fine - ricorda con soddisfazione - quel rasoio è stato trovato".

Sempre di recente, il Pontefice, attraverso i suoi collaboratori, si è rivolto nuovamente all'amico artigiano.
"Aveva bisogno di una lampada per lo studio. Ed è stato scelto un lume alogeno, molto semplice ma di grande luminosità", racconta Mosca, che, quando il cardinale Ratzinger abitava nella città leonina era praticamente di casa. "C'era sempre qualcosa da riparare - dice l'elettricista settantenne - Una volta, poi, durante una riparazione nella cucina presi una scala e il cardinale Ratzinger si mostrò molto preoccupato perché era pericolante. Oggi in Vaticano per le riparazioni vanno gli operai della fabbrica di San Pietro".

Ma Ratzinger, anche da papa, non ha dimenticato il vecchio artigiano. "E ogni tanto qualche piccola riparazione la faccio al negozio di Borgo Pio", dice con orgoglio.

Anche il calzolaio extracomunitario che fa le scarpe al Papa non incontra più Ratzinger da quando è diventato pontefice. "Le sue scarpe ora me le portano le sue collaboratici - racconta Antonio Arellano, 38enne originario del Perù - Sono soprattutto mocassini neri e coloro rosso ciliegia, spesso graffiati o consumati sulla punta. Ma le sue scarpe non sono mai così consumate", tiene poi a precisare.
Riparazioni con corsia preferenziale? Neanche a parlarne: "Il Papa viene trattato come tutti gli altri cilenti", giura il ciabattino peruviano che a qualche cliente in attesa nel negozio a due passi dal Vaticano confida: "ma un po' di sconto al Papa non si nega".

Tra gli artigiani del Papa c'è anche l'orologiaio Francesco Rocchi che, al momento, per Ratzinger ha potuto fare solo una cosa: "Quando è stato eletto Papa si è dovuto provvedere a sostituire il cinturino dell'orologio con uno di colore bianco. Finora ho fatto solo questo piccolo intervento", dice Rocchi con un po' di rammarico.

© Copyright Adnkronos

lunedì 19 maggio 2008

Il Papa al sommelier che gli versava l'aranciata: «Conoscete le mie debolezze, eh» (Albanese)


Padre Georg e i cardinali fanno onore al vino ligure

Il Papa ha assaggiato il risotto con gli asparagi e mangiato due fette di cima (ma solo il ripieno).
Da bere, succo d'arancia


Patrizia Albanese

Genova.

«Scusate il ritardo». Prima ancora dei saluti a chi stava per servirlo, il Papa ha chiesto scusa. Tra lo stupore generale. Già perché la cena allestita nella sala al terzo piano del Santuario della Guardia era fissata per le 21 di sabato. Ma è iniziata mezz'ora dopo causa nebbia. Un nebbione quasi invernale che ha avvolto il Santuario in un bozzolo bianco, impedendo a Benedetto XVI di arrivarci in elicottero. E costringendolo a una estenuante serpentina di curve per arrampicarsi fino "a casa" di monsignor Marco Granara.
La cena - specialità liguri, rigorosamente senz'aglio - preparata dalle fedelissime signore della Guardia è stata poi servita da camerieri - e sommelier - d'eccezione.
Nell'ordine: Moreno Babbini, titolare de "Il genovino"; Alex Molinari, proprietario del "Lord Nelson" di Chiavari; Marina Bertolino, caposervizio sala dell'"Antica Osteria della Castagna" di Giorgio Bove e Giovanni Losio, figlio del titolare di "Bruxaboschi". Outsider, convocati per la colazione papale di domenica mattina (alle 7), Marco Gardella e Valeria Isola, figli del titolare de "La Pineta" .
Dire che erano tutti emozionatissimi è forse scontato. Ma assolutamente vero. Come giura Moreno Babbini. Che tradendo il ruolo di sommelier ha versato succo d'arancia nell'unico calice riservato al Santo Padre.
Lui ha apprezzato e sorridendo ha detto: «Conoscete le mie debolezze, eh». «Ha bevuto solo succo d'arancia», conferma Alex Molinari, sommelier professionista, titolare del ristorante Armia e Lord Nelson pub di Chiavari. Quanto alla cena, è stata frugalissima. «È durata un'ora, poi alle 22.30 il Pontefice s'è ritirato nelle sue stanze - racconta Babbini - Ha apprezzato i raviolini in brodo. Ha assaggiato il risotto agli asparagi. E provato la cima, mangiandone esclusivamente il ripieno di due fette. Ma ha assaggiato i dolci e ammirato la torta-scultura di Poldo». Quanto al resto dei commensali - undici in tutto, Bertone alla sinistra del Papa, Bagnasco alla sua destra - tutti hanno apprezzato i vini. facendo stappare sei bottiglie tra Vermentino Doc della Valpolcevera, Rossese Doc di Dolceacqua e Schiacchetrà delle Cinqueterre. Gongola con doveroso orgoglio Moreno Babbini: «Padre Georg, segretario di Benedetto XVI, mi ha dato davvero soddisfazione. S'interessava di tutte le etichette dei tre tipi di vino serviti a tavola, manifestando interesse. Ha apprezzato.
Come i cardinali». Che impegnati nella conversazione fitta con Sua Santità, in particolare il Segretario di Stato, ritardavano un po' la degustazione. «Il clima era piacevolissimo - chiosa il sommelier. Ed è andato tutto benissimo».

© Copyright Il Secolo XIX, 19 maggio 2008

martedì 6 maggio 2008

TORTA PAPALE DI COMPLEANNO...


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TORTA PAPALE

Marina Pignatelli per “Chi”

Agnolotti fatti in casa, crauti, patate, un branzino dell'Atlantico arrosto con timo, sale, rosmarino e limone. E una fantastica torta di cioccolato e nocciole a forma di mitria. E’ questo il menu realizzato per la festa di compleanno che Benedetto XVI ha festeggiato a New York, durante la sua recente visita pastorale negli Stati Uniti.

Artefice delle pietanze è stata l'italo-americana Lidia Bastianich, proprietaria del Felidia, il ristorante italiano più famoso d'America. «Pensavo di dover preparare un pranzo o una cena per Sua Santità». ricorda ancora emozionata la chef. «Invece ho passato due giorni accanto al Papa. Un'esperienza che non dimenticherò mai. E un uomo molto semplice e cordiale con tutti».

© Copyright Chi (Dagospia)