sabato 20 settembre 2008
Dall'auto di Pacelli a quelle di Ratzinger (Mosca)
Dall'auto di Pacelli a quelle di Ratzinger
di Paolo Mosca
ALMENO una volta, chi guida un'automobile a Roma, dovrebbe posteggiare per qualche ora nell'Antica Autorimessa Leonina, al 103/105 di Borgo Pio.
Una breve discesa, e poi un largo garage: con le pareti tappezzate di fotografie rare. La Mercedes di Pio XII, e Sua Santità che stringe la mano al poeta Trilussa; via della Conciliazione ancora spezzata in due da un agglomerato di case; e anche una pergamena del 2003, in cui l'attuale titolare Franco Grasso diventa Cavaliere di San Silvestro Papa.
Lui, sempre di buonumore, classe '43, attacca in umiltà: "Devo tutto a mio papà Pasquale. Ero un bambino di due anni quando lui aprì l'autorimessa. Durante la guerra aveva lavorato come meccanico nell'officina interna del Vaticano: poi il cardinale Canali lo aiutò a mettersi in proprio. Appena finita la guerra, spronato da mamma Rosina, lui ha rimesso a posto decine di macchine del Vaticano e di gente comune. Tutti i fari delle auto erano oscurati, per via dei bombardamenti.
Quindi dovette eliminare le mascherine, riattivare gli stop dei freni. C'erano file di monsignori, Guardie Svizzere, cardinali importanti, come Casaroli". Lei lasciò gli studi per aiutarlo? "Dopo cinque anni al Nazareno, con gli Scolopi, arrivai alla terza media, quindi mi misi la tuta e aiutai mio padre fino al 10 aprile 1987, quando è mancato. Ho fatto il servizio militare come pompiere, e se ho salvato delle persone, durante un'alluvione al Labaro, lo devo all'esempio di fede quotidiana di papà". Dal '65 al 2000 lei è stato in Vaticano come commesso di Curia nella Compagnia per il Clero. "Vero, ma prima di arrivare alle segreterie, sono stato aiutante, usciere, e alla fine commesso di una dozzina di cardinali. Da Pietro Ciriaci a John Joseph Wright, Innocenti, fino a Crescenzio Sepe e a Dario Hoyos Castrillon". Ma appena poteva, via la divisa, e indossava la tuta da meccanico. "Certo. E nell'agosto del 1978, mi capitò un vero miracolo in officina.
C'era il Conclave, dopo la morte di Paolo VI, e don Diego, segretario del cardinale Luciani, portò qui l'auto del Patriarca di Venezia. S'era rotto il motore della sua Lancia Flavia 2000. Sfondato un pistone, saltate le valvole, rotta la catena di distribuzione. Tutti gli operai erano in vacanza, non si trovavano i pezzi di ricambio. Rientrai come un fulmine dal mare di Santa Marinella. E da solo, smontai il motore, trovai i pezzi di ricambio. Un giorno e una notte senza fermarmi mai. Così, mentre consegnavo le chiavi a don Diego per fargli provare l'auto riparata, improvvisamente arrivarono i cori da piazza San Pietro. Era il 26 agosto: l'altoparlante annunciava l'elezione di Albino Luciani.
Con don Diego corsi in tuta fino alla piazza. Piangevo e pregavo". E quell'auto riparata miracolosamente? "Pensi che don Diego voleva pagare il conto. 'Chieda al nuovo Papa che benedica la mia famiglia, mia moglie e mio figlio Flavio', risposi io". Dall'autorimessa chissà quante personalità ha visto al volante. "Quando abitava in piazza Città Leonina, vedevo spesso la Volkswagen grigio topo del cardinal Ratzinger. Alla guida c'era la sua segretaria, la signora Ingrid. Poi lo incontravo sulla sua Mercedes nera 220, e al volante c'era il fidato autista Alfredo Monzo. Ricordo che il cardinale viaggiava anche sulla Uno privata di Monzo.
La modestia di Ratzinger è una rara lezione per il mondo".
© Copyright Il Messaggero, 14 settembre 2008