venerdì 15 giugno 2007

Interventi del cardinale Bertone in occasione del compleanno del Papa


Di seguito vengono riportati due interventi del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, in occasione degli 80 anni di Benedetto XVI che ci aiutano a conoscere meglio la personalita' del nostro Papa.
Raffaella


INTERVENTO DEL CARD. TARCISIO BERTONE IN OCCASIONE DELL'80° GENETLIACO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Ho la gioia e l'onore di presentare a Sua Santità i più fervidi voti augurali per il Suo 80° genetliaco e per il secondo anniversario della Sua elezione alla Sede di Pietro. Lo faccio anzitutto a nome mio personale, ma anche a nome dei collaboratori della Segreteria di Stato che si stringono con affetto, in questa singolare ricorrenza, a Colui che la Provvidenza divina ha scelto per condurre la Barca di Pietro attraverso le onde non di rado agitate dell'oceano di questo nostro mondo. Mi rivolgo a Lui, a Benedetto XVI, dalle colonne di questo Suo Quotidiano, che dal 1861 informa ogni giorno sull'attività del Successore di Pietro e rende noti all'opinione pubblica mondiale i Suoi insegnamenti.

Iddio ha voluto che le due felici ricorrenze - il genetliaco e l'anniversario della Sua elezione alla Cattedra di Pietro - si succedessero nel brevissimo volgere di soli tre giorni, in questo periodo dell'anno nel quale la Chiesa è in festa per la Santa Pasqua, così che esse vengano particolarmente irradiate dalla luce di Cristo risorto.

Ottanta anni di vita! Dal cuore di tutti i cattolici sale il rendimento di grazie a Dio, che nel 1927 chiamò all'esistenza l'amato nostro Pontefice; il pensiero va naturalmente ai Suoi genitori e ai Suoi familiari, che dal Cielo si uniscono alla nostra festa di famiglia. Lo sguardo si allarga ed abbraccia l'intero arco degli otto decenni trascorsi. Quanti incontri, quante persone conosciute, quanto lavoro svolto in ottanta anni! Questo felice traguardo, se ai nostri giorni non è più eccezionale, fa pur sempre pensare ad un lungo cammino e ad una speciale benevolenza del Signore per chi vi giunge, tanto più se, come in questo caso, in buona salute. Come non rallegrarsi e non riconoscere che tutto proviene dalla bontà del Celeste Datore di ogni bene? E che dire delle molteplici doti umane e spirituali che rendono sempre più apprezzato il Suo ministero a servizio della Chiesa?

Per chi ha avuto e ha la fortuna di star accanto a Benedetto XVI - e a me è dato questo singolare privilegio - il Suo esempio e i Suoi insegnamenti costituiscono una costante lezione di vita. Conservo il ricordo di tanti significativi momenti vissuti lavorando al Suo fianco alla Congregazione per la Dottrina della Fede, rivelatori dell'attrazione che ha sempre esercitato verso adulti e giovani; questi ultimi in maniera particolare. Mi è capitato spesso, lungo la giornata di lavoro, di accompagnarlo mentre attraversava Piazza San Pietro per raggiungere la sua abitazione in Piazza della Città Leonina. Molte persone si accostavano a lui per salutarlo, per baciargli l'anello e chiedere una benedizione. Acconsentiva sempre con tanta dolcezza. Ricordo un episodio: una sera tardi, a notte ormai inoltrata, un gruppo di una quarantina di giovani tedeschi si accorse che colui che stava attraversando Piazza San Pietro era il Cardinale Ratzinger. Lo circondarono con grande affetto e gli proposero di fare un canto in suo onore. Nel silenzio della piazza si levò un bel canto polifonico a voci miste. Vidi che dalla finestra illuminata dello studio papale si spostò lievemente la tenda e apparve discreta e timidamente curiosa la figura bianca del Papa che scrutava la piazza. Esclamai: "Il Papa ci sta ascoltando!". Fu uno dei tanti momenti in cui si manifestò quella speciale sintonia fra Giovanni Paolo II e il Cardinale Ratzinger. Sintonia, richiamata da quel canto, di amore e di benevolenza verso i giovani, dei quali si sperimenta tutt'ora la continuità.

In Lui doni di natura e di grazia si intrecciano e sono avvalorati dall'umiltà e dalla semplicità che così squisitamente distinguono il Suo tratto personale. Ne deriva una riconosciuta autorevolezza, grazie all'acuta genialità del ricercatore e teologo, coraggioso e intrepido nel difendere la verità del Vangelo, unita alla consapevolezza di essere un "umile servitore nella vigna del Signore", sempre pronto all'ascolto e al dialogo, testimone incessante della gioia e profeta di Dio che è Amore.

In questi due anni di pontificato, i tratti della Sua personalità, prima noti solo ai Suoi amici, vanno sempre più conquistando la simpatia di vicini e lontani, adulti e giovani, attenti ad ascoltarlo, colpiti dalla chiarezza e dall'incisività dei Suoi discorsi. Basti considerare gli Angelus domenicali e le Udienze generali del mercoledì sempre molto affollate, e il Suo soffermarsi, al termine, nel salutare le persone che possono avvicinarlo: si intrattiene con ciascuno prendendo il tempo necessario, senza fretta, come fosse amico da sempre.

Tanti giovani mi hanno testimoniato che a casa scaricano da internet i suoi discorsi, li rileggono e li meditano per farne esperienza di vita. Come quel giovane dirigente di banca che è venuto a parlarmi e mi ha detto: "Sono impressionato dagli appelli di Benedetto XVI. Non posso lasciarlo solo. Ho deciso di rinunciare alla promozione in banca e di entrare in Seminario". Non ho potuto che congratularmi e benedire il suo nuovo cammino.

A chi Gli ha chiesto il perché della sua prima enciclica dedicata alla carità: Deus caritas est, ha così risposto: "Volevo manifestare l'umanità della fede". C'è infatti nel Suo pontificato l'idea di una religione lieta, sentita per l'aldiquà e per l'aldilà, vissuta con i sensi e con la ragione; prospettiva credibile se a guidare l'intero servizio ecclesiale è l'inno della carità dell'apostolo Paolo. L'azione pratica è insufficiente se in essa non si rende presente l'amore per l'uomo. Questa Sua sicura indicazione di rotta, suscitata dallo Spirito che soffia dove vuole, interessa non solo le nostre storie personali, ma anche la vita della Chiesa e perfino la regolazione della società civile. A Ratzinger, studioso e teologo, è sempre piaciuta la Pentecoste che, a differenza della Torre di Babele, simbolo biblico di una globalizzazione tecnica priva di anima che porta alla disperazione umana, inaugura una globalizzazione capace di far parlare le persone senza negare la loro singolarità di storia e di cultura.

Come Suo Segretario di Stato, posso testimoniare come Egli porta avanti il peso che Iddio ha posto sulle Sue spalle, un peso che va oltre le forze umane: il mandato cioè di reggere il gregge di Cristo come Pastore della Chiesa universale, grazie al Suo saldo radicamento in Cristo, sostenuto da una intensa vita di preghiera e di unione personale con Dio.

A due anni di distanza, ripenso al solenne inizio del Suo pontificato. Sento risuonare nella Piazza San Pietro l'acclamare della folla alle Litanie dei Santi: "Tu illum adiva!". Continua, o Dio, ad assistere il Successore di San Pietro! Unita e Concorde la Chiesa intera si stringe quest'oggi al Suo amato e venerato Padre nella fede come la prima Comunità faceva nei momenti importanti con l'apostolo Pietro, ed invocando l'intercessione materna della Vergine Santa, supplica il Signore affinché conservet Eum, vivificet Eum et beatum faciat Eum in terra.

Oggi, con rinnovato entusiasmo intendiamo manifestare, ancora una volta, il desiderio e l'impegno di ascoltarLa attentamente, di servirLa docilmente, di accompagnarLa fedelmente.

Auguri, beatissimo Padre!

(L'Osservatore Romano del 16 aprile 2007)



SERATA IN ONORE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PROMOSSO DALL'UFFICIO DELLA PASTORALE UNIVERSITARIA DEL VICARIATO DI ROMA
DISCORSO DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE


Teatro Argentina
Giovedì, 19 aprile 2007

È per me motivo di grande gioia prendere parte a questa serata culturale in onore di Papa Benedetto XVI promossa dai giovani studenti dei collegi universitari di Roma.

Saluto con viva cordialità i Magnifici Rettori e i docenti che hanno voluto condividere questo desiderio dei giovani di festeggiare il Santo Padre per il Suo 80° genetliaco e per il secondo anniversario della Sua elezione.

Cari giovani, il tema impegnativo che avete scelto di trattare, pur in un contesto di festa, rivela il vostro particolare desiderio di condividere con il Santo Padre l'amore fedele per il Signore Gesù, unico salvatore del mondo, e nel contempo, di offrire ai vostri coetanei la testimonianza della vostra gioiosa sequela. Ricordiamo i ripetuti inviti del Papa: Chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé.

"Vangelo e giovani. Dal mito alla realtà". Questo titolo, da voi scelto, non si configura come uno slogan ma ci conduce a ragionare con Benedetto XVI sulla collocazione temporale di Gesù all'interno della storia universale: "l'attività di Gesù non è da considerare inserita in un mitico prima-o-poi, che può significare insieme sempre e mai; è un avvenimento storico precisamente databile con tutta la serietà della storia umana realmente accaduta - con la sua unicità, la cui contemporaneità con tutti i tempi è diversa dalla atemporalità del mito" (Ratzinger, Gesù di Nazaret, p. 31). Con questa citazione vi invito a leggere il suo libro uscito di recente.

Dice il Vangelo di Giovanni: "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" (Gv 1, 18). E tutti i miti che parlano di una divinità che muore e risorge - commenta il teologo Ratzinger - alla fine aspettavano Lui: il desiderio è diventato realtà.

Siamo ancora rivolti alle feste di Pasqua e, guardando in particolare il mondo della comunicazione a cui i giovani sono tanto sensibili, viene da chiedersi se la risurrezione di Cristo è considerata ancora oggi una notizia da comunicare e da sostenere, come quando venne diffusa dopo la crocifissione, che sconvolse Gerusalemme tanto che si cercò di soffocarla nel sangue. Oppure se non sia vista come una specie di mito ripetuto di anno in anno. La risposta ci viene dagli innumerevoli martiri cristiani, anche nel nostro tempo. A duemila anni di distanza, per la veridicità di questa notizia si continua a morire e a vivere, perché questa è la buona notizia che fa vivere in pienezza la vita e per la quale, quindi, vale la pena donare se stessi.

Per essere testimoni voi giovani avvertite la necessità di possedere una robusta preparazione, non solo dottrinale, ma vitale, della fede cristiana. Vale sempre l'avvertimento paterno di Benedetto XVI ai giovani durante la GMG di Colonia, che li esortava a far si che la religione non diventi un "prodotto di consumo" dove si sceglie quello che piace: "La religione cercata alla maniera del "fai da te" alla fine non ci aiuta. È comoda, ma nell'ora della crisi ci abbandona a noi stessi. Gesù Cristo! Cerchiamo noi stessi di conoscerlo sempre meglio per poter in modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui" (Spianata di Marienfeld, Domenica, 21 agosto 2005).

La conoscenza di Dio, nella sua realtà vera e profonda, non può essere compresa adeguatamente con i soli strumenti di analisi con cui cerchiamo di indagare i fenomeni sociali e culturali. La presenza di Dio, in Gesù Cristo, è afferrabile solo se l'uomo si lascia coinvolgere entrando in una relazione che è luce e mistero. Lo si riconosce così come Parola/Logos che orienta e costruisce la storia e prende in considerazione tutto l'uomo, con i suoi dubbi e le sue fragilità, le sue preoccupazioni e le sue speranze, la sua intelligenza e la sua volontà. La fede in Gesù Cristo non pone l'uomo in una vaga e non definita metastoricità, dove si confonde o viene assorbito da forze misteriose, ma gli riconosce la sua responsabilità di essere fatto a immagine e somiglianza di Dio.

Benedetto XVI, con il suo alto insegnamento teologico, offerto con semplicità e discrezione, segno di autentica statura intellettuale, ci accompagna in questo cammino di fede che non teme la luce della ragione, e nemmeno l'oscurità dell'opposizione e della persecuzione. Anzi, fa comprendere che nuovi impulsi e la stessa realtà storica vengono incontro al Vangelo chiedendo ad esso luce per capire il nostro tempo.

Voi giovani universitari siete nella condizione più favorevole per condividere il cammino contemporaneo della Chiesa, sostanziando il vostro entusiasmo e la vostra generosità con la solidità di un pensiero ben fondato e robusto. In questo cammino non siete soli.

Nella circostanza odierna sono lieto di accogliere il volume preparato dai docenti - e mi piace sottolineare: dai giovani docenti - delle Università di Roma e del Lazio, in occasione dell'80° genetliaco del Papa. A loro va il più vivo ringraziamento e sono certo di interpretare per questo il pensiero del Santo Padre.

Il titolo del volume: "La Carità intellettuale. Percorsi culturali per un nuovo umanesimo" è un titolo impegnativo, ma confacente alle responsabilità che i docenti universitari hanno nella formazione delle giovani generazioni e nella elaborazione culturale.

II Santo Padre nella recente veglia mariana ha manifestato la Sua gioia e il suo apprezzamento per il tema della carità intellettuale. Essa ben definisce il ruolo del docente e ne allarga gli orizzonti. Troppe volte nella storia si sono create incomprensioni tra fede e ragione, troppe volte gli orizzonti della scienza e della ricerca si sono divaricati e ristretti a tal punto da non vedere più la realtà nella sua totalità.

Definire il ruolo dei docenti universitari con l'impegnativa e talvolta ardua prospettiva della carità intellettuale è una chiara indicazione di percorso, sia per la vita personale del docente sia per l'intera comunità universitaria.

La società e, in particolare, i giovani studenti attendono dai docenti universitari una guida sicura e illuminata, dove si intrecciano onestà intellettuale e purezza di cuore, che costituiscono l'anima della carità intellettuale. Un esempio stupendo ce lo offre Benedetto XVI, per lunghi anni docente universitario ed ora supremo maestro e pastore della Chiesa universale. L'esercizio della carità intellettuale in lui si manifesta nel modo rigoroso e chiaro con il quale sa condurre alla ragionevolezza della fede, ma anche si manifesta nel silenzio, nell'ascolto profondo e rispettoso, nella capacità di mettersi in relazione con l'interlocutore. Ogni occasione di incontro con Benedetto XVI è per me una scuola di teologia aggiornata, di sintesi limpida della dottrina cristiana, ma anche una scuola di vita e di spiritualità.

Infine vorrei rivolgere brevi parole per commentare il secondo dono che questa sera viene offerto per il Papa. È un DVD che raccoglie due grandi Oratori di Lorenzo Perosi: "Il Natale del Redentore" e "la Risurrezione di Cristo", eseguiti dall'Orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia, dal Coro interuniversitario, insieme ai Cori dei Conservatori e delle Università del Lazio, guidati dal Maestro Valentino Miserachs. È una raccolta molto significativa per il valore spirituale e artistico delle opere del Perosi, ma anche per la collaborazione di cui è espressione: mi riferisco al Ministero per l'Università, alla Congregazione per l'Educazione Cattolica, alla Radio Vaticana e al Centro Televisivo Vaticano. Ma un pensiero particolare desidero rivolgere ai giovani del Coro Interuniversitario, guidati dal Maestro Massimo Palombella, per la gioiosa e qualificata testimonianza con cui accompagnano la pastorale universitaria di Roma.

Sono due doni che volentieri consegnerò al Santo Padre, facendomi interprete dei vostri sentimenti di filiale devozione. Sono certo che sarà per Lui un momento di consolazione, sapendo di poter contare sulla collaborazione degli universitari e dei docenti di Roma e del Lazio impegnati nella pastorale universitaria.

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