venerdì 15 giugno 2007

La sicurezza del Papa...


Macchinette e segway’

Il Papa e' piu' al sicuro

Alì Agca aveva sparato due, tre colpi contro quella veste candida. Era il 13 maggio 1981, l’orologio da polso di Giovanni Paolo II si era fermato alle 17, 21 minuti e 34 secondi. Monsignor Stanislao gli reggeva il capo. L’autista della campagnola bianca, Baglioni, premeva sull’acceleratore. Dopo 7 minuti, il Papa entrava nella sala operatoria del Gemelli: aveva perso 3 litri di sangue. Il professor Buzzonetti giurò che l’avrebbe salvato. Dopo 5 ore e 20 minuti sotto i ferri Wojtyla era fuori pericolo, il mondo s’inginocchiava commosso. Miracolo? “Sì”, rispondono ad una sola voce il Prefetto Salvatore Festa, che oggi collega i Servizi di Sicurezza presso il Vaticano e le Autorità della Santa Sede, e il dottor Vincenzo Caso, dirigente generale di Pubblica Sicurezza presso la Santa Sede. Due signori brizzolati, che mentre parlano con noi nel loro ufficio, osservano con tenerezza le finestre dell’appartamento del Papa. Loro lo sanno: ogni manifestazione in piazza San Pietro, ogni udienza generale, ogni Angelus è un ipotetico pericolo.
“Oltretutto”, aggiunge il dottor Caso, “le apparizioni di Benedetto XVI sul sagrato o alla finestra, fanno registrare una folla superiore a quella di Wojtyla”.
Precisa Festa: “Ci sono credenti e non credenti, fedeli di tutto il mondo e di tutte le età. Migliaia di ragazzini più giovani dei Papa Boys. Quando questi gridano ‘Viva il Papa’, potrebbero essere nostri figli, nostri nipoti”. Forse è per fare sognare l’innocenza dei giovanissimi che avete introdotto le novità per la sicurezza della piazza? “Anche”, risponde Festa. “Da poco tempo, abbiamo rinforzato le pattuglie di Polizia a piedi, con due macchinette elettriche: una fa costantemente il giro della piazza, l’altra arriva fino a via della Conciliazione, e torna alla Basilica. Le macchinette si vedono eccome, e scoraggiano i possibili male intenzionati”. Ma le innovazioni tecnologiche non finiscono qui. “Prestissimo”, interviene Caso, “sulla piazza si aggireranno una serie di ‘segway’: quei grandi monopattini elettrici che per ora possiamo vedere soltanto in piazza del Popolo guidati da turisti. Decine di agenti (tra poliziotti, carabinieri, vigili, guardie di finanza) si stanno addestrando per guidarli con rapidità. Frequentano anche un corso di lingue e di savoir faire. Glielo dico sempre: dovete diventare anche amici dei fedeli della piazza”. Dunque macchinette e “segway” per piccoli miracoli di cortesia.

“A proposito di piccoli miracoli”, dice Festa, “quest’anno, l’8 dicembre, il corteo del Papa ha fatto una deviazione, rispetto al solito percorso dal Vaticano alla statua dell’Immacolata in piazza di Spagna. Benedetto XVI è voluto passare per il centro: via Nazionale, corso Vittorio Emanuele, via del Corso… La folla sembrava impazzita, e l’auto di Ratzinger s’è dovuta fermare. Bene, non c’è stata una spinta o una mano sgraziata: un miracolo d’amore tra i fedeli e il Pontefice.

Paragonerei il fuori programma di quest’anno ai giorni di lutto di Papa Wojtyla. Milioni di persone che correvano per salutarlo, e nessun incidente. Comunque lo ammetto: dopo ogni bagno di folla, io mi faccio il segno della croce…”.

Il Messaggero, 27 maggio 2007

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