giovedì 14 giugno 2007

La svolta di Ratzinger


L'intervista Alessandra Borghese vaticanista di «Gente» «Ha già impresso una svolta»§

Alessandra Borghese è giornalista per «Gente» e «Style». A Benedetto XVI ha dedicato il libro «Sulle tracce di Joseph Ratzinger» (Cantagalli). Signora Borghese, cosa l'ha sorpresa maggiormente in Benedetto XVI? Sicuramente la mitezza e la tranquillità. Benedetto XVI ha dovuto succedere non solo all'«amato predecessore» ma anche al cardinale Ratzinger, sfatando quella fama di «Panzerkardinal» diffusa da un certo mondo laico e liberale. Senza voler imitare l'inimitabile Giovanni Paolo II, ha trovato il proprio stile, rimanendo semplicemente se stesso. E i primi che l'hanno capito sono stati i giovani che, dal raduno di Colonia in poi, non hanno mai smesso di seguirlo, stringendosi attorno a lui sempre con grande affetto ed entusiasmo. Pesa ancora l'eredità di Giovanni Paolo II? Quello che ha fatto Giovanni Paolo II è immenso: ha portato il Vangelo in ogni casa e ad ogni uomo del mondo. Ma credo che il suo pontificato abbia preparato il terreno anche alla Chiesa di Benedetto XVI. I tempi sono cambiati e le sfide sono importanti, dal laicismo dilagante a un relativismo che cerca di livellare ogni cosa, impedendo di approfondire i messaggi e la verità. Credo che il momento di svolta sia stato il IV Convegno ecclesiale svoltosi lo scorso ottobre a Verona, nel quale il Papa ha spiegato le linee-guida del suo pensiero e della sua azione: l'idea cioè che l'Italia sia per la Chiesa ancora un terreno fertile, dal quale bisogna ripartire per diffondere la parola di Cristo in Europa e nel mondo. Com'è l'uomo Benedetto XVI? Se dovessi trovare uno slogan per descriverlo, direi che è il Papa del «Grazie», parola che ripete tantissime volte. Lo dicono anche i suoi collaboratori, commossi da questa persona sempre gentile, elegante, delicata. Al. Con.

La provincia di Como, 8 aprile 2007

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