sabato 30 giugno 2007

I giovani, Francesco d’Assisi e Papa Benedetto XVI


I giovani, Francesco d’Assisi e Papa Benedetto XVI

La nostra vaticanista ci racconta i suoi due giorni ad Assisi- città icona del dialogo e della pace, per incontrare un gruppo di giovani italiani, riscoprire la conversione di San Francesco attraverso la visita del papa.

Di Alessandra Borghese

Qualche mese fa ho ricevuto un email da parte di padre Francesco Piloni, un francescano minore che si occupa della pastorale giovanile ad Assisi. In maniera diretta e famigliare mi invitava a
parlare ad un gruppo di giovani che avrebbero poi partecipato all’incontro di Assisi con Benedetto XVI domenica 17 giugno.
Concludeva l’email in maniera simpatica e originale, “so che dirai di sì, perché fin da ora schiere di Clarisse (l’ordine di suore fondato da Santa Chiara, amica di San Francesco) pregheranno per
questo!”
Impossibile opporsi alla Divina Provvidenza. Eccomi così davanti ai giovani giunti a piedi da Spello ad Assisi accompagnati lungo il cammino da un gruppo di frati e suore. E’ sabato 16 giugno, la sera prima dell’arrivo del Santo Padre. Ci sono circa 600 giovani tra ragazze e ragazzi, sono attenti e motivati. Domani si uniranno ad altri coetanei (circa 6000) per l’atteso incontro con il papa a Santa Maria degli Angeli. Nel fresco della notte umbra, racconto loro la mia esperienza di vita, il mio ritrovamento di una fede autentica e vissuta, la mia conversione.
Ma la grande storia, ancora attualissima, che siamo tutti venuti a rivivere ad Assisi, è quella di Francesco. Un santo vissuto nel 1200, ma terribilmente attuale per i nostri giorni confusi. Oggi più che mai, Francesco è un esempio di vita da imitare per il suo impegno per la pace, per l’amore per l’ambiente e il desiderio di dialogo tra le persone, le religioni e le culture. Non a caso, e in
maniera lungimirante nel 1986, Giovanni Paolo II scelse proprio Assisi per vivere insieme ad esponenti di altre confessioni
cristiane e di altre fedi religiose, una Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace.
Per papa Benedetto XVI, Francesco non era soltanto un ambientalista o un pacifista, era soprattutto un convertito, un uomo che seguì Cristo secondo il Vangelo. Forse è proprio per questo tema della conversione, con le dovute differenze, che i frati mi hanno invitato a parlare ai giovani, nella speranza che la mia testimonianza li potesse animare e far capire il valore della conversione. Sì, perché una vera conversione cambia radicalmente la visone della vita, l’arricchisce, la completa, la rende più bella.
Papa Ratzinger passa dieci ore intensissime in questo “luogo dell’anima”, animato dal desiderio come lui stesso ha affermato “di rivivere il cammino interiore di Francesco in occasione dell’VIII centenario della sua conversione”. Un programma che anche un capo scout avrebbe avuto qualche difficoltà a compiere con tanto dinamismo e che il nostro papa ottantenne ha seguito al minuto, senza perdere l’occasione di lanciare un forte e accorato appello contro “i conflitti armati che insanguinano la terra nella speranza che l’odio ceda all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione”. Come? “Con un dialogo responsabile e sincero, sostenuto dal generoso sostegno della comunità internazionale, per ridare vita e dignità a persone, istituzioni e popoli”.
Deve essere stata una grande gioia per Joseph Ratzinger tornare ad Assisi, un luogo a lui molto caro dove si era recato tante volte da cardinale. Tra papa Benedetto e Francesco il poverello c’è un grande feeling.
Nel suo libro “Gesù di Nazareth”, il papa lo collega alla beatitudine dei poveri: “Francesco d’Assisi ha colto la promessa di questa beatitudine nella sua radicalità estrema”.
Il culmine della giornata ad Assisi per il pontefice è stato però l’incontro con i giovani per i quali Francesco ha un attrazione speciale. Joseph Ratzinger ha usato ancora una volta un
linguaggio chiaro e diretto, senza timore ha messo in guardia i giovani dai pericoli della droga, dal troppo vagare, dal trabocchetto della vanità. Allo stesso tempo si è reso partecipe e comprensivo verso le difficoltà per costruirsi un futuro, il
discernere la verità, additando l’egoismo come trappola mortale,
perché secondo il papa “noi possiamo essere noi stessi solo se ci apriamo nell’amore amando Dio e i nostri fratelli”. Poi ha ricordato che “ad Assisi si viene per apprendere da San Francesco
il segreto per riconoscere Gesù e fare esperienza di Lui”. Come?
Amando la chiesa, i sacerdoti, la natura, la preghiera e la pace
senza tacere la propria fede cristiana. Come? “Attraverso i mille piccoli atti della vita quotidiana”.
Prima di tornare a Roma il papa, stanco ma felice, ha rivolto ai giovani un ultimo saluto, chiedendo loro con dolcezza e fermezza paterna: “siate la mia gioia, come lo siete stati di Giovanni Paolo
II!”.
Una richiesta che ha già trovato risposta nei cuori di molti.

Gente, 20 giugno 2007

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